Come gestire team creativi da remoto – 120secondi con Lorenzo Galoforo

120secondi | Video

#creatività

22/09/2021

Come gestire team creativi da remoto – 120secondi con Lorenzo Galoforo

Nel precedente appuntamento con Lorenzo Galoforo, Managing Director di Accenture Interactive, abbiamo approfondito il processo innovativo come frutto dell’integrazione di competenze e professionalità differenti. In questo appuntamento affrontiamo come gestire i team creativi e dedicati all’innovazione dalla prospettiva di Accenture e lo facciamo introducendo una variabile critica: il lavoro da remoto.

È possibile fare innovazione e sviluppare processi creativi in situazioni da remoto? Una relazione trasmessa da pixel e reti offre gli stessi risultati di un lavoro di team a faccia a faccia? Quali le soluzioni?

Guarda o leggi l’intervista!

Come si gestisce un team creativo e dedicato all’innovazione da una situazione di remoto e com’è cambiata la motivazione e il coinvolgimento delle persone che coordini?

Grazie di nuovo per questo secondo appuntamento. La domanda che mi poni è estremamente complessa e credo che sia sul tavolo degli amministratori delegati di tutte le aziende più importanti del mondo in questo momento.

La pandemia e il lavoro da remoto “obbligato” hanno influito, secondo me, negativamente sulla quotidianità delle persone. Obbligate a lavorare intanto in spazi non sempre accettabili da un punto di vista ergonomico, ma soprattutto in maniera separata dai gruppi di lavoro con cui erano abituate ad interagire. Nello specifico il momento creativo si impoverisce rispetto a un contesto di questo tipo.

Quindi, quello che noi abbiamo fatto è cercare di trovare dei momenti fisici, dove possibile – ed è chiaro che durante la pandemia era molto difficile. Ma appena c’è stata la possibilità di tornare a vederci abbiamo fatto in modo che, soprattutto i team creativi, potessero trovare anche al di fuori dell’ufficio momenti ludici che potessero ristabilire un contatto emotivo. La conoscenza, lo scambio di pensieri, anche banalmente la battuta, il caffè sono dei momenti che nell’ambito di un processo creativo sono assolutamente determinanti, altrimenti, ahimè, il lavoro da remoto per quanto abilitato da alcuni strumenti è quasi incompatibile con la creatività.

Ci sono a disposizione strumenti che possano facilitare il coinvolgimento e la creatività in una situazione in cui appunto non si è in presenza? E se ci sono, quali utilizzi o ti senti di suggerire?

Ci sono moltissimi strumenti entrati ormai nella quotidianità di tutti noi. Ci siamo di torto collo abituati ad utilizzare Zoom o Teams o altri strumenti di dialogo remoto. Però sono strumenti molto freddi: per quanto ci sia l’occasione di vedersi anche in video non facilitano effettivamente la collaborazione.

Ė vero però che sono nate anche altre piattaforme; una in particolare, che utilizziamo molto spesso, è Murals. Consente di sviluppare la creatività riportando in un contesto digitale i famosi post-it attaccati sul muro, utilizzati per stimolare il pensiero creativo. Quindi ci sono piattaforme che cercano per quanto possibile di ricreare da remoto quel contesto creativo, di vicinanza e quegli strumenti e metodologie tipiche della presenza.

Ultime curiosità: come si tiene alto il morale, come si tengono ingaggiate le persone? Quanto si deve lavorare per far sì che scorrano quelle emozioni che tipicamente attraversano i momenti di creatività di un team?

All’interno di Interactive abbiamo utilizzato delle modalità che potrebbero sembrare anche curiose per un’azienda percepita da fuori così strutturata e forse anche un po’ ingessata. In realtà Interactive è la parte creativa di Accenture. Ci sono state delle occasioni nelle quali, per motivare le persone, abbiamo per esempio organizzato degli aperitivi digitali; in altri casi abbiamo chiesto alle persone di raccontarci le loro passioni, spostando il focus del nostro lavoro dal progetto di business alle nostre persone.

E una cosa estremamente curiosa è stato quando abbiamo chiesto alle persone di farci vedere dove lavorassero. C’erano persone che si trovavano a lavorare in monolocali a Milano. altri che magari erano tornati a casa dei genitori con delle meravigliose viste mare. E questo è stato un modo per cercare di tirar fuori quello che erano le emozioni delle nostre persone. Ritrovare un po’ quella vicinanza emotiva altrimenti difficile da ricostruire.

Quindi, al di là degli strumenti e delle tecnologie, abbiamo dato libero sfogo alla personalità dell’individuo mettendola a fattor comune in un momento così difficile. Devo dire che abbiamo ottenuto dei risultati davvero straordinari perché le persone si sono sentite comunque parte di un team nonostante la distanza.

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